martedì 11 novembre 2014

AST: NON È TEMPO DI EROI... NÉ DI EROINE!

Lavoratrici dello Jutificio Centurini di Terni. 1938
Ieri alle 16:45 al Ministero dello Sviluppo economico ha avuto inizio la trattativa tra i vertici dell'Ast, i sindacati nazionali e locali e i rappresentanti istituzionali e del governo.  
Come era prevedibile l'Ad Lucia Morselli ha messo a dura prova la tenuta delle parti, riproponendo lo stesso piano industriale del 17 luglio, con l’aggravante delle perdite economiche accumulate dell’azienda, per di più concedendo solo due anni di tempo per verificare l'opportunità di tenere attivo il secondo forno.
Il vertice è durato fino a tarda notte, con una lunga interruzione e un colloquio tra la Morselli e il ministro Guidi, cui si è successivamente aggiunta il sottosegretario al lavoro, Teresa Bellanova.
La sessione plenaria si è riaperta quasi alle 22:00, con un nulla di fatto.
La Morselli infatti si limita a dire che si vuole rilanciarel'acciaierie, ma non avanza piani industriali seri e concrete, anzi sottolinea le gravi perdite dell'azienda a causa del fermo impianti, quasi a voler intendere la necessità di un rientro al lavoro degli operai prima di una vera trattativa.
Bisogna prendere atto che di fatto l'azienda non ha voluto affatto cominciare la trattativa e si è rischiata la rottura.
Senza nulla concludere, alle 23:00 inoltrate è stato deciso di sospendere i lavori,
che verranno ripresi oggi pomeriggio alle 17:00, con un posticipo di due ore rispetto a quanto stabilito ieri notte.
Tutto ciò accadeva nella quasi totale assenza dei lavoratori (tranne i pochi che si sono organizzati da soli con il treno e le macchine), che i sindacati hanno "costretto" a restare a casa, non mettendo a disposizione dei pulmann che li portassero a Roma, con le felicitazioni del sottosegretario della Presidenza del Consiglio Graziano Delrio.
Frattanto a Terni i lavoratori della Ilserv facevano irruzione negli uffici di Confindustria, dal momento che l' Ast non ha dato seguito all’annuncio relativo alla proroga degli appalti fino al 31 dicembre.
Ci sono state colluttazzioni e 5 contusi fra le forze dell'ordine.
Si teme che la multinazionale Harsco – da cui Ilserv dipende – abbia intenzione di disimpegnarsi completamente, abbandonando il sito ternano.

E i lavoratori?

Interno Jutificio Centurini

Stanno in balia degli eventi, in attesa di notizie, restano ai presidi, divisi fra chi vorrebbe fare, agire, lottare, senza sapere come, e chi rassegnato, aspetta di rientrare a lavorare, senza sapere per quanto tempo ancora.

Dovrebbero prendere esempio dal loro passato recente, per esempio dalle lotte combattute allo jutificio Centurini, una fabbrica per la produzione di sacchi di imballaggio e tessuti di juta sorta nel 1886 e chiusa nel 1972.
Allo jutificio la forza lavoro era costituita quasi esclusivamente da donne, ma le loro lotte (definite dagli stessi sindacati come "irrituali" e "incontrollabili"),
Lo Jutificio Centurini, costruito su progetto dell’ingegnere Tobia Isolani, aveva iniziato l’attività nel 1886 per iniziativa di Alessandro Centurini, genovese, presidente della Banca Commerciale Italiana. - See more at: http://www.archeologiaindustriale.org/cms/tag/jutificio-centurini/page/2/#sthash.LZtl4Nie.dpuf
per ottenere miglioramenti quali la riduzione dell'orario di lavoro, refettori, aumenti salariali, ambulatori, ecc. raramente passavano attraverso le organizzazioni sindacali, venivano intraprese direttamente da loro nei confronti della proprietà. 
Le Centurinare, così venivano chiamate a Terni, erano ribelli, forti e combattive, per niente disposte alla mediazione.
La crisi difficilissima che la fabbrica attraversa, tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, si conclude, dopo un anno di occupazione, con il licenziamento per tutte. Con la chiusura di quella fabbrica, il 15 luglio 1972, fu segnata la fine dell'esperienza lavorativa per quasi tutte le donne.
Ma è una grande vittoria l'aver legato e ottenuto la chiusura della fabbrica privata alla mobilità (parola nuova all'epoca) per gli uomini dallo Jutificio al Tubificio Itres, e in altre aziende a partecipazione statale.

Fino alla fine della Prima guerra mondiale la storia dello Jutificio Centurini è storia ininterrotta di lotte. Sono esplosioni improvvise, accentuate dal rapporto intensamente personale coi padroni e coi capi, raramente incanalate nelle organizzazioni sindacali e politiche. - See more at: http://www.archeologiaindustriale.org/cms/tag/jutificio-centurini/page/2/#sthash.LZtl4Nie.dpuf
Lo Jutificio Centurini, costruito su progetto dell’ingegnere Tobia Isolani, aveva iniziato l’attività nel 1886 per iniziativa di Alessandro Centurini, genovese, presidente della Banca Commerciale Italiana. - See more at: http://www.archeologiaindustriale.org/cms/tag/jutificio-centurini/page/2/#sthash.LZtl4Nie.dp
Lo Jutificio Centurini, costruito su progetto dell’ingegnere Tobia Isolani, aveva iniziato l’attività nel 1886 per iniziativa di Alessandro Centurini, genovese, presidente della Banca Commerciale Italiana. - See more at: http://www.archeologiaindustriale.org/cms/tag/jutificio-centurini/page/2/#sthash.LZtl4Nie.dpuf
Lo Jutificio Centurini, costruito su progetto dell’ingegnere Tobia Isolani, aveva iniziato l’attività nel 1886 per iniziativa di Alessandro Centurini, genovese, presidente della Banca Commerciale Italiana. - See more at: http://www.archeologiaindustriale.org/cms/tag/jutificio-centurini/page/2/#sthash.LZtl4Nie.dpuf

1 commento:

  1. La strada per la VITTORIA per i lavoratori sta nell'ALLARGAMENTO DEL FRONTE DI LOTTA oltre in confini dell'azienda, entro i quali anche i lavoratori più combattivi alla lunga finiscono per essere sconfitti. Serve cioè unirsi alle altre lotte operaie nel territorio, più vicine e più lontane, organizzare mobilitazioni comuni che puntino a estendere il più possibile lo sciopero a tutte le aziende, a fare scioperare l'intera classe lavoratrice ternana in solidarietà. Uno SCIOPERO GENERALE, ma non del genere di quelli a cui ci ha abituato la CGIL, ma uno sciopero che sia una autentica RIVOLTA OPERAIA, che cresca, inizi e non sia dia limiti di durata preordinati. Gli operai della AST e delle ditte in appalto devono organizzarsi autonomamente dalla CGIL e muoversi in questa direzione: coinvolgere il resto della classe lavoratrice.

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