giovedì 27 marzo 2014

25 APRILE: CONTRO LA DITTATURA NAZI-FASCISTA IERI CONTRO L’EURO-DITTATURA OGGI

«Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione».

(Piero Calamandrei, componente dell’Assemblea Costituente, da un discorso tenuto a Milano nel 1955)

Sono trascorsi 69 anni dalla liberazione dell'Italia dalla feroce occupazione nazista e dal giogo del regime fascista.
Proprio perché facciamo nostro lo spirito dei tanti italiani che combatterono contro gli oppressori di allora, denunciamo gli oppressori di oggi.
Chi sono questi oppressori? Sono le classi e i partiti che comandano, che non hanno né saputo né voluto arrestare lo sfascio del Paese, che hanno gettato sul lastrico milioni di cittadini con le loro crudeli politiche di austerità, che con l’inganno europeista hanno calpestato la Costituzione cedendo la sovranità ai poteri oligarchici europei.
Se ieri le guerre di sterminio contro i popoli si conducevano con bombe e carri armati, oggi si fanno con le armi di distruzione di massa economiche e finanzanziarie.


Invitiamo a celebrare con noi l’anniversario del 25 aprile facendo tesoro della lezione della Resistenza, difendendo gli ideali di chi combatté non soltanto per una Patria sovrana e democratica, ma affinché essa fosse fondata sugli ideali dell’eguaglianza e della fratellanza.

Difendiamo la Costituzione!
Contro questa Europa liberista prendiamoci la sovranità! 



*Per info e adesioni chiamare 3392071977 o scrivere a marciadelladignita@virgilio.it

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PERCHÉ A MUCCIAFORA

Lakovic Svetozar, "Toso"
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la costituzione del governo collaborazionista di Salò, la sera del 13 ottobre 1943, circa 500 prigionieri, fra cui 150 iugoslavi, evadono in armi dal carcere di Spoleto. Alcuni di questi costituiscono, nella località montana di Gavelli (S. Anatolia di Narco, Pg), la prima formazione partigiana della Valnerina, al comando del capitano Ernesto Melis.
Uno degli evasi Iugoslavi, il comunista Lakovic Svetozar (nome di battaglia “Toso”), assume subito la guida di una cinquantina di uomini, e collabora con la formazione del capitano Ernesto Melis.


Le profonde differenze politiche tra i due, li conducono a separare le loro strade. “Toso” e i suoi uomini, tra cui alcuni italiani che hanno abbandonato Melis, si stanziano a Mucciafora (Poggiodomo, Pg), dove si uniscono al gruppo di antifascisti e partigiani ternani organizzatosi attorno al dirigente comunista Alfredo Filipponi (nome di battaglia “Pasquale”), in montagna già da fine settembre. 

Alfredo Filipponi, "Pasquale"
Il 30 novembre 1943, nel piccolissimo centro di Mucciafora situato a 1058 metri sul livello del mare, i tedeschi, scendendo dalla cima più alta del monte Magugno, avevano sferrato un feroce attacco armato contro i partigiani di Toso e Filipponi che però riuscirono a rompere l’accerchiamento. Nello scontro a fuoco vennero uccisi 3 partigiani, altri tre vennero fucilati poco dopo.


I nazifascisti sfogarono la loro ferocia contro le 15 famiglie di Mucciafora, uccidendo 7 pacifici abitanti, rei soltanto di aver ospitato e rifocillato i partigiani iuogoslavi e della Brigata Gramsci. Fu questo il primo eccidio contro la popolazione civile perpetrato dalle belve di Hitler nella zona del triangolo montuoso umbro-laziale-marchigiano.

Dopo la battaglia di Mucciafora , “Toso” e i suoi uomini entrano definitivamente nella formazione di Filipponi.  “Toso” viene nominato comandante di brigata, Filipponi commissario politico. La struttura di comando rimane immutata fino a metà aprile 1944; nel frattempo nella “Gramsci” vengono formalmente costituiti anche due battaglioni “Tito”, quasi interamente composti da iugoslavi.
Un dato significativo è che dal momento della liberazione di Cascia avvenuta tra il 27 e il 28 dicembre 1943 ad opera di diversi battaglioni di partigiani, tra cui quello di "Toso", si arrivò alla proclamazione di fatto della Prima Repubblica Partigiana in Italia il successivo 15 febbraio (giorno della liberazione di Norcia). 

Il territorio controllato dalle formazioni delle Brigate partigiane Garibaldi comprendeva fin dall'inizio Mucciafora e i comuni di Cascia, Norcia, Monteleone di Spoleto, comuni dell'alta Valnerina e le loro frazioni fino ai limiti di Preci, Ruscio, Castiglioni di Arrone, Valle di Ferentillo. Tale zona liberata andò estendendosi nel Reatino dapprima fino a Leonessa e poi fino a Poggio Bustone. Per quattro mesi la cosiddetta "Zona libera di Cascia" venne amministrata dai partigiani, italiani e stranieri, impegnati in quei territori.
Dopo il grande rastrellamento nazifascista di inizio aprile 1944 la formazione si riorganizza.

Il 13 giugno 1944 la Brigata garibaldina A. Gramsci, che oramai contava più di un migliaio di combattenti, partecipò alla liberazione di Terni.
Mentre gli “alleati” consentirono ad alcuni membri della Brigata di arruolarsi in altri battaglioni per continuare la guerra di liberazione al Nord, il 28 giugno 1944 Alfredo Filipponi venne invece, Cln consenziente, arrestato dagli inglesi e deportato in vari in campi di concentramento.







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